Antropocene
Dalle biomasse al petrolio
Tradizionalmente l’energia (termica) è stata ricavata dalla combustione di biomasse quali legna e carbone vegetale; diverse forme di energia rinnovabile hanno affiancato l’energia da biomasse, in particolare l’energia animale, l’energia eolica, l’energia solare e quella idrica.
Una serie di scelte politiche, militari e tecnologiche vede affiancarsi alle biomasse e all’energia animale prima il carbone (dalla prima metà del XIX secolo) e poi il petrolio (dai primi anni del XX secolo) ma è dagli anni ‘20-‘30 del 900 che precise scelte politiche, quali la periurbanizzazione e la motorizzazione forzata negli Stati Uniti e la costruzione di infrastrutture stradali in Europa, hanno determinato l’affermarsi del petrolio quale principale fonte di energia.
Rispetto al carbone il petrolio offre un indubbio vantaggio per i grandi capitalisti: il petrolio richiede grossi investimenti di capitale e scarsa manodopera, e questo ha permesso di “liberarsi” delle rivendicazioni dei lavoratori e della paura degli scioperi che potevano bloccare anche per lunghi periodi di tempo l’estrazione del carbone dal sottosuolo. Inoltre gli Stati Uniti, giovane potenza emergente, vedono nella diffusione del petrolio un’alternativa economica e geo-politica alla globalizzazione del carbone portata avanti a partire dal XIX secolo dall’Impero britannico.
La petrolizzazione del mondo arriva poi a compimento in piena Guerra fredda, quando con la Rivoluzione verde, ovvero sia con l’utilizzo di fertilizzanti, pesticidi e fitofarmaci sintetizzati dall’energivora industria chimica, gli Stati Uniti cercano il favore delle masse asiatiche “modernizzando” l’agricoltura dei paesi dell’Asia orientale e garantendone la sicurezza alimentare.
Inoltre il secondo conflitto mondiale aveva visto un’enorme incremento nella capacità produttiva dell’industria che ha portato all’esigenza, a fine conflitto, della creazione di un mercato civile che fosse in grado di assorbire gli eccessi della capacità industriale, il cui risultato è stata la Grande Accelerazione degli anni ‘50.
Produzione di energia, effetto serra e cambiamento climatico
Il risultato di tutti questi processi è la crescita esponenziale della curva della produzione energetica globale, quasi interamente basata sulla combustione dei combustibili fossili.
La combustione dei combustibili fossili ha rilasciato e continua a rilasciare in atmosfera grandi quantitativi di anidride carbonica, oltre a diversi inquinanti atmosferici e ad alterare in maniera significativa la maggior parte degli ecosistemi.
L’aumento di anidride carbonica porta alla modifica dell’effetto serra e questo al cambiamento climatico e al surriscaldamento del Pianeta.
Antropocene
L’età dell’uomo, l’Antropocene, viene fatta iniziare nel 1784, anno dell’invenzione della macchina a vapore da parte di James Watt. E’ l’era geologica che segue l’Olocene, iniziato 11.500 anni dopo l’ultima glaciazione e che ha visto l’affermarsi della presenza dell’homo sapiens su buona parte del pianeta Terra.
Le tracce dell’agricoltura, delle immense quantità di anidride carbonica, delle esplosioni nucleari e della scomparsa della biodiversità vengono registrate nei sedimenti della crosta terrestra e danno origine a una nuova era geologica, caratterizzata da un’impronta umana talmente grande da competere con le forze della natura e da portare il Pianeta verso nuovi squilibri.
Impronta ecologica e debito ecologico
L'1% delle persone più ricche possiede il 48% della ricchezza mondiale e un americano medio consuma 32 volte di più di un kenyota medio.
L’impronta ecologica 1 e il debito ecologico 2 sono strumenti quantitativi che permettono di misurare come il cosidetto sviluppo economico 3 del nord del mondo sia stato possibile unicamente sfruttando le risorse naturali e sociali dei paesi e delle popolazioni del sud del mondo – foreste, pascoli, giacimenti minerari e manodopera – e facendo ricadere su questi gli effetti devastanti di questo “sviluppo”.
Emergenza di nuove specie virali
Nuovi virus, come il Sars-CoV-2 (il virus responsabile della sindrome COVID-19), si originano nel regno animale e riescono poi a passare agli esseri umani con conseguenze drammatiche per la popolazione dell’intero pianeta.
L’adozione diffusa di pratiche di agricoltura estensiva, basate sull’utilizzo di agenti chimici, sottrae sempre maggiori risorse naturali e si insinua nelle nicchie ecologiche in cui si trovano questi virus, che finora erano confinati all’interno di ecosistemi animali e bloccati nella loro propagazione verso l’esterno da barriere vegetali spesso impenetrabili.
Proprio l’erosione di queste barriere ha facilitato l’emergere di questi virus e il loro passaggio dagli animali all’essere umano.
Phronesis
The Great Spirit made the flowers,
the streams, the pines,
the cedars – takes care of them…
He takes care of me, waters me,
feeds me, makes me live with plants
and animals as one of them…
All of nature is in us,
all of us is in nature.Pete Catches, Lakota elder
Interrompere il flusso di anidride carbonica e porre un freno al cambiamento climatico, fermare la devastazione degli ecosistemi e la modifica irreversibile della vita sul Pianeta è possibile: dobbiamo diminuire il nostro fabbisogno di energia, interrompere l’utilizzo dei combustibili fossili e rivedere completamente il modello di sviluppo consumistico oggi dominante, frutto di precise scelte politiche, economiche, militari e tecnologiche.
Lo sviluppo sostenibile non esiste, perché si basa su una visione lineare e reversibile della natura, ma la natura non ha un comportamento lineare e le dinamiche naturali sono spesso irreversibili.
Cambiare le proprie abitutidini a livello individuale non basta, sono le società che devono cambiare, e il cambiamento passa attraverso
le scelte della collettività, attraverso un processo decisionale democratico che rimetta al centro le persone.
La società contemporanea dei paesi ricchi e sviluppati (ma non solo) si è strutturata attorno alla posizione di privilegio occupata dall’uomo.
Un modello alternativo di società che restituisca centralità alla figure finora per lo più escluse dalle scelte decisionali (donne e soggetti marginalizzati), dove si affermi una visione comunitaria della vita e del rapporto con la natura può dar vita a un nuovo modello di società organica che garantisca un equilibrio con i processi naturali e sostituisca l’attuale dinamica di sfruttamento con una dinamica di cooperazione nei confronti della natura per riposizionare l’antropos sul pianeta all’interno dei cicli naturali.
Note
(1) L’impronta ecologica misura l’area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e ad assorbire i rifiuti prodotti, in pratica risponde alla domanda quanta Terra serve a ognuno di noi per vivere?
Il nome impronta è molto significativo, perché ci fa pensare subito alla traccia che lasciamo nel terreno camminando: più siamo pesanti, più schiacciamo con i nostri passi il suolo dove passiamo, più lo roviniamo.
Per calcolare la propria impronta ecologica è possibile utilizzare il calcolatore sviluppato dalle rete Footprintnetwork
(2) Il debito ecologico è il debito maturato dai paesi ricchi che hanno sfruttato in maniera indiscriminata aria, suolo e acqua, degradato ambienti naturali, sfruttato popolazioni e modificato irreversibilmente gli equilibri naturali e sociali del pianeta.
(3) Lo sviluppo economico (o crescita economica) è un fenomeno caratterizzato da un incremento nel medio-lungo termine dello sviluppo della società, con aumento generalizzato di ricchezza, consumi, produzione di merci, erogazione di servizi, occupazione, capitale, ricerca scientifica e innovazione tecnologica.